Oggi serata evento alla Mostra del Cinema di
Venezia. Nella sezione Eventi Collaterali (ore
21,15 – Sala Volpi) verrà proiettato
il film ‘Nostra
Signora dei Turchi’
(1968) di Carmelo Bene.
Presenterà la proiezione il dr. Sergio
Toffetti Dirigente della Sezione Archivio d’Impresa
della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia.
La copia proiettata è stata restaurata
a cura della Cineteca Nazionale, nell’ambito
di un più vasto programma che ha visto
il restauro di tutti i film dell’autore
scomparso conservati presso la nostra cineteca.
Il restauro dei film di Carmelo Bene
a cura della Cineteca Nazionale della Scuola
Nazionale di Cinema
Al di là della vicenda tipica di ciascun
singolo film, il progetto globale di preservazione
e restauro delle opere cinematografiche di Carmelo
Bene, curato dalla Fondazione Scuola Nazionale
di Cinema e, per essa, dalla Cineteca Nazionale,
è percorso, e fortemente segnato da un
filo comune: la necessità di salvare
dall’oblìo, dall’usura del
tempo e dalla perdita, altrimenti ineluttabile,
un gruppo di opere che, nel loro insieme, costituiscono
un capitolo della storia culturale recente del
nostro paese.
Il che è poi l’essenza stessa di
questo lavoro: i film di Bene, per la loro natura,
sono una sorta di paradigma della necessità
di preservare e restaurare.
Film d’artista, di un’avanguardia
personalissima, realizzati con pochi mezzi e,
spesso, con tecniche e materiali effimeri, come
l’Ektachrome in 16 mm di Capricci, o di
Nostra Signora dei Turchi.
Film soggetti, dunque, alla censura del mercato
e, insieme, alla precarietà dei materiali
d’origine: se questa ultima minaccia e
affligge, senza distinzioni, tutti i film, è
però tanto più insidiosa e pesante
per opere realizzate - e cadute da anni in abbandono
– su materiali già di per sé
rischiosi e esposti all’usura.
Il progetto è stato portato avanti dallo
staff tecnico della Cineteca – che si
è avvalso anche della consulenza di Mauro
Contini, montatore e collaboratore del regista
– partendo dai materiali originari. In
alcuni casi, come per il già citato Capricci,
è stato necessario ripartire da zero:
i duplicati negativi in 35 mm dell’epoca,
infatti, presentavano tali e tanti difetti –
in parte dovuti ai materiali e alle tecnologie
degli anni ’70, meno perfetti degli attuali;
in gran parte conseguenti all’usura e
alla decolorazione della pellicola – da
obbligare a riprendere l’originale invertibile
16 mm per trarne un nuovo duplicato e, da questo,
le nuove copie.
Uno degli aspetti e degli esiti fondamentali
del lavoro, che va particolarmente sottolineato,
è l’aver ora ottenuto – innanzi
tutto per i film più esposti al rischio
di perdita – dei nuovi materiali di preservazione
su pellicola in poliestere, vale a dire il meglio
in termini di durevolezza e refrattarietà
all’usura.