VENEZIA: IL '68 SOGNATO DI BERTOLUCCI

In 'The Dreamers' storia ed esistenza, sesso e politica - scontri di piazza o rivoluzione sessuale? rivolta generazionale o rinnovamento culturale? dibattiti o violenza? cosa e' stato il '68 per chi lo ha vissuto, ma anche per chi lo ha ereditato? forse tutte queste cose insieme, sembra suggerire bernardo bertolucci, che con 'the dreamers', fuori concorso a venezia, torna al cinema cinque anni dopo 'l'assedio' e si prepara nuovamente a 'epater les bourgeoises'.

2 settembre 2003

Quaranta anni dopo 'Il conformista' e trenta dopo 'Ultimo tango', Bertolucci torna a Parigi, suo luogo d'elezione e citta' in cui ha effettivamente vissuto il suo '68.
Benche' 'The dreamers'sia tratto dal romanzo omonimo di Gilbert Adair (che comunque ha riscritto molto in sede di sceneggiatura per adattarsi alle esigenze del regista), contiene piu' di un elemento autobiografico.
A cominciare dalla passione per il cinema e il culto per la Cinematheque francese, dove crebbe la Nouvelle Vague e dove i tre protagonisti del film, due gemelli francesi, Theo e Isabelle (Louis Garrel e Eva Green, nuda per i due terzi del film: ma si spera al film sia risparmiato il dibattito sul divieto ai minori,) e un americano, Matthew (Michael Pitt), si incontrano mentre esplode il primo, piccolo e molto intellettuale focolaio di quello che sara' il '68 parigino, (quando il direttore Henri Langlois venne sollevato e poi, fra le proteste dei giovani, nuovamente insediato).
I due fratelli, figli di genitori della media borghesia intellettuale parigina (il padre un poeta proprio come il papa' di Bernardo) legati da un rapporto morboso ai limiti dell' incesto, invitano Matthew a stare a casa loro per un mese approfittando dell' assenza dei genitori.
In quei trenta giorni, cinema (meglio Keaton o Chaplin?), musica (meglio Clapton o Hendrix?) politica (''Mao e' come un regista per cui milioni di cinesi sono solo comparse''), famiglia (''il fatto che Dio non esiste non autorizza mio padre a prenderne il posto'') e sesso diventano il centro di un microcosmo che, per quanto i ragazzi non ne siano consapevoli, vive le stesse fibrillazioni del mondo esterno.
Da dove, una sera, arriva un sasso a sfondare un vetro e con lui anche lo ''schermo'' (lo stesso, tanto amato, della Cinematheque) col quale i ragazzi si proteggono dalla vita, dalla sofferenza e dalla crescita. Col suo stile, elegante e/o irritante a secondo dei punti di vista (i giochi cinefili, le citazioni letterarie ma anche le inquadrature pittoriche, le composizioni evocative: il montaggio alternato fra il tentativo di suicidio con il gas della ragazza e quello riuscito della celebre ultima sequenza di Mouchette di Robert Bresson), Bertolucci lancia il suo poetico grido d'allarme contro ogni revisionismo.
Il '68, che sia piaciuto o meno, e' stato soprattutto uno spirito, una corrente di liberazione (che ognuno ha indirizzato dove ha creduto o dove aveva bisogno), un' energia utopica. C'e' anche chi, suggerisce, e' cresciuto grazie a quel movimento (magari separandosi dal fratello e perdendo la verginita' con un amico): ridurlo ai prodromi dell'integralismo politico o addirittura del terrorismo, sembra dire Bertolucci, e' francamente ingeneroso.


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