19-1-2004
Cinema Italiano

Nell'era del Referent System.

Dopo il cambio ai vertici della Biennale, con la nomina di Davide Croff alla presidenza al posto di Franco Bernabè, è arrivato il giorno della riforma del cinema. Il nuovo sistema di finanziamento pubblico è stato varato definitivamente dal Consiglio dei ministri su proposta del ministro dei Beni e delle Attività Culturali Giuliano Urbani. Chiarezza e trasparenza normativa e 'reference system': questi gli elementi cardine sul quale poggia il decreto legislativo. “Il provvedimento - precisa una nota del ministero - prevede meno sprechi e più qualità per il cinema italiano". Ma cosa cambia in sostanza? Ecco i punti chiave della riforma del settore cinematografico.

REFERENCE SYSTEM - E' il nuovo sistema che supporterà le tradizionali commissioni nella scelta dei soggetti e dei progetti meritevoli di finanziamento, "privilegiando chi nel recente passato ha prodotto cinema di qualità e cinema capace di catalizzare l'attenzione del pubblico”. In concreto, parallelamente alla tradizionale lettura della sceneggiatura, ciascun progetto verrà valutato tenendo conto del curriculum del produttore e del cast. Sarà quindi prioritaria l’affidabilità imprenditoriale della produzione.

TRASPARENZA NORMATIVA - La riforma propone un testo unico, "agile ed essenziale", che riconduce l'intera disciplina, ora sparsa tra diverse fonti normative ad un sistema unitario, "coerente con l'ambizione di creare le condizioni per far crescere il nostro sistema cinema”. L'ultima legge organica in materia era del 1965.

FINANZIAMENTI - "Attualmente la percentuale di finanziamento sostenuta dal fondo di garanzia è troppo elevata - spiega una nota del ministero - configurando una tendenza alla deresponsabilizzazione del produttore. Esiste quindi la necessità di semplificare e razionalizzare il finanziamento e la garanzia dei film da parte dello Stato". A questo proposito la riforma propone la coincidenza tra finanziamento concesso e finanziamento garantito. La percentuale di finanziamento coperta da garanzia passa dall’80 al 50 per cento per i film di interesse culturale e nazionale.

AUTONOMIA - Il sistema di reference, secondo il governo, "limita di fatto l'arbitrio delle attuali commissioni, che hanno l'arduo compito oggi di determinare, sulla esclusiva base di una sceneggiatura spesso provvisoria, le sorti di finanziamento di un intero progetto cinematografico. Di conseguenza -prosegue la nota del ministero - esso limita anche le possibili ingerenze della politica in fatto di finanziamento, contrapponendo a possibili pregiudiziali di tipo ideologico l'oggettività del curriculum professionale di chi opera nel cinema".

ESORDIENTI - Teoricamente il reference system non va incontro agli esordienti privi di un curriculum competitivo. Ma per coloro che non possono avere un passato di 'reference' viene potenziata la parte di intervento attraverso il finanziamento alle opere prime ed ai cortometraggi, "vera palestra dei futuri cineasti".

ARTICOLAZIONI 'REFERENCE - Il reference si articolerà in tre aspetti: il reference delle commissioni, garantirà che queste siano effettivamente composte da personalità eccellenti del mondo del cinema; il reference dei produttori garantirà il finanziamento privilegiato a produttori solidi ed affidabili e darà centralità alla figura del produttore; il reference artistico del progetto riconoscerà una facilitazione ai progetti di film composti da squadre di professionisti eccellenti (regista, sceneggiatore, attori).

SEMPLIFICAZIONE - Le procedure per accedere al finanziamento sono lunghe e complesse. La riforma propone di istituire una commissione unica, articolata in più sezioni (una per l'esame dei progetti di Interesse Culturale; una per le opere prime e per i cortometraggi; una per la promozione), con procedure semplificate. Grazie al filtro automatico operato dal reference system la Commissione dovrà esprimersi su un numero di progetti molto inferiore e potrà esaminare con più cura, sottolinea il ministero, ciascun progetto, approfondendo gli aspetti importanti e convocando gli autori ed il produttore per un'audizione.

DISTRIBUZIONE - La riforma modifica anche le regole per l’assegnazione del finanziamento alla distribuzione, ridefinito come contributo automatico con obbligo di reinvestimento. "Questo cambiamento vincolerà l'assegnazione dei fondi alla dimostrata capacità di distribuire il prodotto nelle sale, incentivando i distributori a cercare il pubblico", sottolinea la nota.

'PRODUCT PLACEMENT' - Per reperire risorse aggiuntive a quelle disponibili sul Fus Cinema, il decreto legislativo prevede l'opportunità di utilizzare il cosiddetto product placement, cioè la possibilità di utilizzare marchi commerciali all'interno del film, ottenendo in cambio introiti pubblicitari. Attualmente la norma vieta in Italia questa pratica, per tutelare il consumatore da forme di pubblicità ingannevole. La norma è stata ora superata perché ritenuta "inefficace e addirittura controproducente", visto che non vige nei principali paesi esportatori di cinema (Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti). Attualmente, dunque, l'80 per cento dei film visti dagli spettatori italiani contiene 'product placement', ovvero messaggi pubblicitari inseriti nei film di importazione. "Da qui -osserva il ministero- il molteplice danno per il consumatore, per l'industria privata e per la produzione cinematografica italiana".

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