Descrizione
Appassionata ricostruzione di una delle più significative figure di direttore della fotografia del cinema italiano: Gianni Di Venanzo. Scomparso nel 1966 a soli 46 anni, si era imposto per la forza espressiva delle sue immagini di intensa drammaticità, la cui cifra stilistica era affidata al gioco della luce e dell'ombra, all'uso sapiente dei mezzi toni. Maestro nell'uso fotografico del bianco e nero e dell'infinita varietà del grigio, divenne punto di riferimento dei più grandi registi del dopoguerra: Visconti, Antonioni, Fellini, Castellani, Zurlini ed altri. Il libro, in cui si ricorda anche la personalità schiva e tormentata dell'uomo (si raccolgono le testimonianze dei suoi amici e collaboratori: Carlo Lizzani; Giuseppe De Santis; Francesco Maselli, etc.) ne contestualizza lo spessore artistico all'interno della più generale storia della fotografia cinematografica italiana, esaminando anche l'ambito essenzialmente tecnico-artigianale in cui il fotografo si mosse operando con grande originalità
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